Una rubrica in collaborazione con la dott.ssa Angela Schettini
L’intolleranza al lattosio è una condizione molto comune (ne soffre almeno il 50% degli italiani) nella quale il consumo di alimenti che lo contengono, anche in bassissime percentuali in alcuni casi, può provocare reazioni avverse; la causa di questo è da attribuire alla mancanza o alla carenza di un enzima specifico, la lattasi intestinale, deputato alla digestione del lattosio nei suoi due zuccheri costituenti: glucosio e galattosio. L’origine del disturbo a volte è di matrice genetica e quindi si manifesta sin dall’infanzia, altre appare evidente, invece, in età adulta.
Diagnosi e breath test
Per diagnosticare con certezza l’intolleranza è necessario effettuare il “breath test” (test del respiro), il quale consiste nell’analizzare l’aria espirata dal paziente a seguito della somministrazione di crescenti dosi di preparato a base di lattosio; se questo non viene digerito, infatti, sarà riscontrata un’elevata produzione di idrogeno. Il test genetico, invece, accerta solo la predisposizione genetica a tale disturbo, ma non la sua manifestazione.
Raccomandazioni
Le raccomandazioni sui comportamenti da attuare variano da individuo a individuo a seconda del suo personalissimo grado di tolleranza; tuttavia soprattutto appena viene individuata l’intolleranza è necessario ridurre al minimo la quantità di lattosio ingerita fino alla totale scomparsa dei sintomi (crampi addominali, diarrea, bruciore di stomaco, gonfiore addominale, mal di testa, spossatezza, calo della concentrazione); in questo modo sarà possibile definire la dose massima tollerata. Solo successivamente, dopo almeno 1 mese ma anche più, si potrà valutare se è possibile reintrodurne piccole quantità, ben distribuite durante la giornata, magari per 1 o 2 giorni a settimana distanziati, e valutare la risposta dell’organismo. Se non si manifestano sintomi avversi allora si può pensare di procedere a reintegrarli gradualmente (evitare comunque gli eccessi!!!), in caso contrario si dovranno valutare nuovamente una sospensione o addirittura un’eliminazione in via definitiva.
È sempre bene leggere le etichette di qualsiasi prodotto confezionato che viene acquistato, anche e soprattutto laddove compare la dicitura “può contenere tracce di… ” poiché laddove il grado di intolleranza è estremamente elevato anche una minima contaminazione del prodotto negli stabilimenti di produzione può essere decisiva per la comparsa di sintomi.
Gli alimenti da evitare:
- Latte e latticini, formaggi, soprattutto freschi ma anche stagionati, panna, gelati, frappé.
- Dolci preparati con burro e latte, creme a base di latte (anche in polvere o lattosio indicato in etichetta)
- Panini al latte, cioccolato (anche fondente), burro, margarine, miscele e creme per dolci
- Cibi precotti, sughi già pronti, liquori cremosi
- Biscotti, merendine e snack, a meno che non riportino la dicitura “senza lattosio”
- Insaccati, a meno che non riportino la dicitura “senza lattosio” (sì al Prosciutto San Daniele DOP, Speck IGP, Prosciutto Crudo di Parma, Mortadella Bologna IGP, Prosciutto di Modena IGP, Bresaola della Valtellina IGP).
- No (a meno che non sia esplicitamente specificato) a Prosciutto cotto, Salame Napoli-Milano e Ungherese, Coppa e Wurstel.
- Attenzione anche a farmaci e integratori alimentari contenenti lattosio!
Gli alimenti consentiti:
- Latte, latticini e formaggi che riportano la dicitura “senza lattosio”
- Bevande vegetali a base di soia, avena, riso, mandorle, ecc.